Il Raviggiolo, oggi presidio slow food, nasce da una tradizione povera. E’ caratterizzato da una resa altissima e consentiva alle famiglie che possedevano anche solo una vacca di non sprecarne il latte.
Per realizzarlo, il latte appena munto viene fatto coagulare con caglio di vitello liquido. La cagliata viene raccolta in un canestro foderato con foglie di felci e viene salato pochissimo o addirittura per niente. Il prodotto finale si presenta con una consistenza molle e fragile e un gusto fresco e delicato. Una vera prelibatezza, è ottimo da solo o accompagnato con miele o confetture dal sapore non troppo forte. Nella cucina tradizionale viene utilizzato anche come ripieno - o “compenso” - di cappelletti e ravioli, o anche per fare dolci. Va consumato fresco dato che si può conservare al massimo due o tre giorni.
Si ringraziano per la cortese concessione delle loro fotografie:
Comune di Bagno di Romagna, Cooperativa Atlantide, Pier Luigi Ricci, Massimo Schiumarini, Caterina Rigoni, Federico Locatelli, Mattia Vesco, Miriam Narducci, Nevio Agostini